Ma la fotografia scattata senza fermarsi, senza guardare e ascoltare, racconta un solo attimo non una storia.
E’ come intuire la trama di un film guardando un solo fotogramma.
In principio, dopo ore e ore passate in giro a scattare foto, accadeva di tornare a casa carico di immagini e quando le riguardavo spesso non riuscivo a coglierne il senso. Questo accadeva perché mi limitavo a passare e scattare, più o meno come avrebbe fatto un turista. Le mie fotografie erano distanti e banali, mentre il mio desiderio era quello di raccontare la Basilicata, quella vera, quella nascosta sotto gli occhi di tutti. Alla fine ho capito che non stavo guardando e come molti mi limitavo semplicemente a vedere. In pratica era come voler attraversare un fiume senza bagnarsi.
Alla fine ho aperto gli occhi e ho iniziato finalmente ad ascoltare la mia terra, l’ho respirata e solo a quel punto l’ho vissuta davvero.

Ho sempre pensato che una buona foto fosse il frutto di una buona lente e di un buon computer; ho capito invece che sono necessari cuore e occhio. Per questo motivo ho smesso di avere fretta e mi sono lasciato sommergere dalle acque del fiume.

In questo meraviglioso viaggio, durato quasi 4 anni, ho conosciuto, parlato e fotografato centinaia di persone, le quali mi hanno raccontato le loro storie e le storie dei posti in cui vivevano. Ho trascorso giorni e giorni a guardare tramonti, fiumi, laghi, boschi, percorrendo e assaporando con calma tutto ciò che c’era intorno. Ho fotografato storie. Storie che ho raccolto nel mio viaggio spirituale alla scoperta della mia terra e che meritano di essere raccontate.

Scriverò un diario, nel quale vi racconterò – grazie a parole e fotografie – quello che è stato il mio meraviglioso “giro in Basilicata”. Una piccola testimonianza prima che questa terra scompaia definitivamente.

Roberto Lacava