La faccia scura della festa

Arriva maggio e come ogni anno a Potenza non si aspetta altro che inizino i festeggiamenti per la festa del patrono.  Le emozioni e contraddizioni che ruotano attorno a questo evento sono molteplici.

C’è chi freme al pensiero di poter sfilare nella tradizionale parata, chi spera di fare dei buoni affari, chi si sente felice per l’inizio della bella stagione, chi si sente finalmente libero in vista della fine delle attività scolastiche.

C’è, però, anche chi è arrabbiato perché qualcuno ha pensato bene di distruggergli l’auto senza motivo, chi non ne può più del caos per le strade, chi si sente scandalizzato per l’alto numero di ubriachi che circolano per strada e chi invece pensa che sia solo una gran perdita di tempo e di denaro.

Ma il bello è che la festa del patrono è esattamente questo: una piccola comunità di persone che a proprio modo, condivide insieme spazi, umori e tempo.

Parallelamente, nascosta sullo sfondo di questi umori e delle strade buie e mal curate, esiste un’altra festa,  quella di un’altra comunità. Questa si svolge nello stesso istante e nello stesso spazio della nostra. Una festa non celebrata, ma non per questo odiata e né tanto meno amata. È la festa della comunità dei venditori ambulanti.

Le due “festività” sono imprescindibili, l’una non ha senso senza l’altra; ma tra i due eventi e tra le due comunità spesso non c’è osmosi.

Quest’anno ho deciso di rivolgere la mia attenzione “all’altra festa”- quella che facciamo finta che non esista – avvicinandomi, fotografando e cercando di capire le emozioni e gli umori di una comunità errante.

Ecco le foto: ( attendi il caricamento)